Andrea Boldrini: Dipinti
andreaboldrini49@gmail.com
2011, 80,00 x 120,00 cm, olio su tela
Notte oscura, 2011, 80,00 x 120,00 cm, olio su tela
Epìclesi, 2000, 100,00 x 150,00 cm, olio su tela
2011, 90,00 x 130,00 cm, olio su tela
2000, 100,00 x 150,00 cm, olio su tela
2010, 90,00 x 130,00 cm, olio su tela
2003, 130,00 x 180,00 cm, olio su tela
Pecora catabatica, 2012, 130,00 x 180,00 cm, olio su tela
Episcopo volante, 2012, 180,00 x 130,00 cm, olio su tela
2012, 130,00 x 180,00 cm, olio su tela







Kènosi, 2013, 130 x 180 cm, olio su tela












Il regno che tarda, 2016, 130×180 cm, olio su tela
La pecora spezzata, 2016, 130×180 cm, olio su tela
Kenosi, 2016, 130×180 cm, olio su tela
Resurrectio mortuorum, 2016, 100x 150 cm, olio su tela
L’ultima Agape, 2016, 130×180 cm, olio su tela
L’incoronazione, 2016, 130 x 180 cm, olio su tela
Il graffio dell’Iniquo, 2018, 70×100 cm, olio su tela
Placidus, 2017, 170×120 cm, olio su tela
Irruzione, 2017, 180x 130 cm, olio su tela
L’Ànomos regnante, 2018, 100×150 cm, olio su tela

Placidus e il Ministro Sommopiéro, 2018, 100×150 cm, olio su tela
2018, 70×100 cm, olio su tela
Il Ministro Sommopiéro, 2018, 70×100 cm, olio su tela
Katéchon siderale, 2018, 70×100 cm, olio su tela
Il mondialista pascente, 2018, 100×150 cm, olio su tela
Il Principe di questo mondo, 2018, 100×70 cm, olio su tela
Etimasia dell’iniquo, 2018, 100×80 cm, olio su tela
Il regno eudemonico, 2018, 80×100 cm, olio su tela
Colui che addita se stesso, 2018, 150×100 cm, olio su tela
L’Antiagapico, 2018, 80×120 cm, olio su tela
Il cercatore messianico, 2018, 80×120 cm, olio su tela
I due cieli, 2019, 70x100cm, olio su tela
Parusia, 2019, 60×80 cm, olio su tela
Etimasia siderale, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Visioni notturne, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Epifania teandrica, 2019, 60×80 cm, olio su tela
Notturnale, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Pastore siderale per l’aere perso, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Vespro, 2019, 60×80 cm, olio su tela
Il pastore siderale, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Cosmoteandrico, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Ontologia della libertà, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Il vuoto creaturale, 2019, 90×130 cm, olio su tela
Salto ontoteologico, 2019, 60×80 cm, olio su tela
Dies nebulae, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Il traguardo del nulla, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Etimasia dell’iniquo, 2019, 60×80 cm, olio su tela.
Il trono del falsario globalista, 2019, 60×80 cm, olio su tela
Come un ladro di notte, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Verso l’Uno di Plotino, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Homo viator, 2019, 60×80 cm, olio su tela
Metanoia, 2019, 60×80 cm, olio su tela
Deriva, 2019, 100×70 cm, olio su tela
Il trono morbido di Baal, 2019, 100×70 cm, olio su tela
Liturgia dell’attesa, 2019, 45×80 cm, olio su tela
L’uomo anabatico, 2019, 70×100 cm, olio su tela
L’uomo catabatico, 2019, 70 x100 cm, olio su tela
Celestiale, 2019, 70×100 cm, olio su tela
Il trono vuoto di Placidus, 2019, 70×100 cm, olio su tela
L’abominio della desolazione, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Lo spegnimento delle stelle, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Confiteor, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Opposizione catecontica, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Il salto ereticale del globalista, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Il salto dell’apostata, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Ultima confessione, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Confessione d’amore, 2020, 70×100 cm, olio su tela
5G e l’attesa epifanica dell’Iniquo, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Il Grande Confessore del Deep State, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Fusca et decora, 2020, 70×100 cm; olio su tela
Il mostro catecontico, 2020, 60×80 cm, olio su tela
Oltrepassamento, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Il nichilista sperduto, 2020, 70 x 100 cm, olio su tela
La mia agonia, 2020, 70×100 cm, olio su tela
La donna vestita di sole, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Il filantropo globalista, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Lo spegnimento delle stelle, 2020, 70×100, olio su tela
Figlia del tuo figlio, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Le altre stelle, 2020, 80×60 cm, olio su tela
Il pastore celeste, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Liturgia della fine, 2020, 70×100 cm, olio su tela
Piccolo resto, 2020, 60×80 cm, olio su tela
Dies tenebrarum, 2020, 100×100 cm, olio su tela
La pecora guasta, 2020, 100×100 cm, olio su tela
Mysterium iniquitatis, 2020, 100×100 cm, olio su tela
La danza dei sagrestani, 2020, 100×100 cm, olio su tela
Il grande ritardo, 2020, 100×100 cm, olio su tela
Dissolvimento, 2022, 70×100 cm, olio su tela
Luce da luce, 2022, 150×100 cm, olio su tela
L’officiante transumano, 2022, 100×100 cm, olio su tela
L’abominio transumano della desolazione, 2022, 100×100 cm, olio su tela
I primi risorti, 2022, 100×150 cm, olio su tela
Il Diaballo transumano, 2022, 100×100 cm, olio su tela
Lo spaventaprete transumano, 2022, 100×150 cm, olio su tela
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BREVE PENSIERO INTORNO ALLA MIA RICERCA ARTISTICA
La mia ricerca focalizza il destino ultimo dell’uomo e si snoda essenzialmente sul versante della fede cristiana non per riproporre l’arte sacra e le tematiche narrative ad essa connesse ma per recuperare quel rapporto sororale e simbolico tra arte e fede che purtroppo da tanto tempo è stato defalcato da una cultura prettamente nichilistica. Infatti da san Giovanni Damasceno in poi questo rapporto è diventato fecondo e ha fatto esplodere l’arte dentro l’alveo della fede contro ogni divieto aniconico. L’incarnazione stessa che rende visibile l’invisibile, diventa eikôn.
Più specificatamente il mio sguardo si posa sulla dimensione escatologica dell’uomo, sul senso unidirezionale e irripetibile della storia e nella speranza del compimento del Davar.
Poiché al centro della fede vi è l’attesa della resurrezione e della ricapitolazione finale, questo èschaton che marca essenzialmente di sé il futuro, non può che riversare a cascata i suoi effetti anche nel presente e considerare questo tempo come il tempo della fine, messianico e apocalittico insieme.
Il nichilismo per una nemesi del paradosso si è come sacralizzato. Ha cioè nella ripetizione liturgica di se stesso la sua ragion d’essere divenendo così una meontologia che non può prospettare al suo interno nessuna speranza, nessuna pre-figurazione, nessuna tensione tra un già e non ancora. E allora in questo tempo della fine “che si è fatto breve” (1Cor 7, 29) che precede la seconda Parusia, c’è ancora un piccolo margine residuale per l’arte come superamento del nulla ed è quello che volge lo sguardo a questa tensione messianica. Diversamente non riesco a scorgere altre possibilità laddove il nichilismo celebra ancora le sue più resistenti e ostinate epifanie.
Questa dunque è la mia collocazione, il mio Sitz im Leben: rientrare in quella sottile traccia che unisce sul piano teologico alcuni autori come Pascal, Kierkegaard, Dostoevskij, fino ad arrivare a Quinzio e a Moltmann in cui si prende sul serio la Theologia Crucis, lo scandalo del male e la dimensione escatologica della fede. Dunque non la “favola bella” di un cristianesimo storicamente a lieto fine e di una redenzione già avvenuta come intendono il modernismo, la teologia dell’incarnazione e la spiritualizzazione. Piuttosto un cristianesimo in qualche modo tragico che vive nell’ab-surdum della speranza (spes contra spem), nell’angoscia della fede che secondo Kierkegaard è la vera vertigine della libertà e infine nella follia e nello scandalo!
In questo spaccato presente della storia, i cui prodromi della fine sono già palesemente delineati, non avrebbe per me senso alcuno il rifugio nel mito, nel sacro, nell’estetico, nell’etico, nell’ecumenismo, nella psicologia, nella tecnica, nella scienza. e quanto altro. Queste strade se considerate come approdo finale che conduce a porto sicuro, sono già a priori illusorie se non fallimentari perché non hanno potere di “fare nuove tutte le cose” né di uscire dal gorgo dell’eterno ritorno del medesimo. Per dirla con Berdjaev è il primato della necessità sulla libertà anzi l’asservimento di questa a quella!
Così avverto che l’unica via aperta per l’arte sia quella del profetismo che annuncia la fine del vecchio eone e scruta con ansia quel bagliore aurorale del novum di cui possediamo appena flebili primizie. L’arte che scandaglia inquietamente l’èschaton apre con “timore e tremore” una feritoia verso l’infinito e dà una legittimazione all’indagine, alla ricerca, al senso della vita. Oltre al nulla non c’è il nulla ma quel ganz Andere che assume su di sé questo nulla e lo converte a libertà.
Mi domando allora a che punto siamo della notte. Nel quadro della grande apostasia in atto che realisticamente e storicamente sancisce la fine del cristianesimo (non del “piccolo resto”!), risuona tremenda la domanda, forse la più inquietante del Libro che recita: “ma il Figlio dell’Uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 1-8).
È il mistero dell’anomia (2 Ts 2, 3-12) che caratterizza tutta la storia umana e la sua curva progressiva nell’ipotetico piano cartesiano è vertiginosamente ascensionale ed è inversamente proporzionale alla kènosis divina (Fil 2, 7-8).
Il senso della nostra storia sta nella sua fine, come il chicco di grano caduto a terra!